CUNEO CRONACA - I giardini storici della nostra Provincia, spesso poco conosciuti, svolgono un ruolo fondamentale non solo in termini storici e paesaggistici, ma anche ambientali perché rappresentano isole di verde in città sempre più cementificate. Oggi, per ragioni di sicurezza e, a volte, per scarsa considerazione del bene albero, le Amministrazioni comunali tendono ad abbattere alberi di grandi dimensioni, sostituendoli con piante piccole. Non è la stessa cosa. Gli alberi svolgono tutta una serie di servizi ecosistemici: rimozione dell’inquinamento urbano (principalmente ozono e polveri sottili PM10 e PM 2,5), riduzione dei picchi di temperatura estiva e benefici sul microclima; cattura e sequestro di carbonio; produzione di ossigeno; assorbimento delle acque piovane (riduzione ruscellamento e danni da piogge intense); rifugio per animali, in particolare avifauna; benefici in termini di gradevolezza e vivibilità.
E’ dimostrato che più un albero invecchia, più alto è il suo valore ambientale e quindi economico, sempre in termini di servizi ecosistemici resi, e quindi la eventuale compensazione con nuovi alberi giovani richiederebbe un numero molto elevato di esemplari. Per sostituire, ad esempio, una sola quercia di 80 anni, alta 30 metri, bisognerebbe mettere a dimora 3068 nuovi alberelli con diametro di 6 cm, oppure 35 alberi alti 15 metri, con diametro di 30 cm!
I giardini storici conservano queste piante secolari per cui svolgono un ruolo determinante in termini ambientali e sono un bene per tutta la collettività. La loro gestione, però, pesa unicamente sulle spalle dei proprietari, senza aiuti da parte degli enti pubblici.
Nell’arco dell’anno i giardini sono sempre diversi: cambia il colore delle foglie, cambiano i fiori, cambia l’atmosfera che li contraddistingue. Il 20 ottobre, quattro giardini della nostra Provincia, con caratteristiche storiche e paesaggistiche diverse, saranno aperti al pubblico con visite guidate: villa Oldofredi Tadini a Cuneo, il castello dei Solaro a Margarita, villa Corinna a Villanova Mondovì e villa Souchon a Fossano.
Villa Oldofredi Tadini a Cuneo e il giardino del Seicento
Il giardino di villa Oldofredi Tadini è il più antico della città e conserva ancora l’originale impianto seicentesco. Fu realizzato dai conti Mocchia di San Michele alla fine del 1500 nella loro proprietà di Cerialdo con un impianto “alla francese” con viale centrale e disposizione simmetrica degli alberi e delle aree a verde che si è conservato fino ai giorni nostri. Al primo nucleo, noto come “giardino vecchio”, si aggiunse ben presto il “giardino nuovo” portando l’insieme ad una estensione di oltre due ettari. Quest’ultimo era organizzato sempre secondo la moda francese in grandi aiuole con ortaggi, alberi da frutto e fiori. Ricordava molto i giardini del castello della Loira di Villandry. Demolito durante l’ultima guerra mondiale, su precisa imposizione del governo fascista per creare gli “orti di guerra”, ha oggi l’aspetto del parco “all’inglese”.
Il disegno del giardino segue un preciso schema geometrico: un viale, delimitato da una siepe di Spiraea japonica "bumalda", lo separa in due aree simmetricamente uguali. Il viale parte dalla casa e si allarga in una rotonda, delimitata da siepi di bosso.
Ai lati estremi del giardino sono ancora conservati due classici berceaux di carpini tipici dei giardini alla francese e molto di moda fino all’Ottocento nei nostri parchi. I carpini, adeguatamente capitozzati e modellati, creano con le loro fronde una specie di piccola casa, con tanto di tetto e pareti. Tra le rarità presenti nel parco Oldofredi va segnalato un Aesculus flava, un ippocastano giallo nordamericano, unico esemplare presente in città, dai bei fiori gialli. Molti sono gli alberi secolari, tra cui un gigantesco cedro dell'Himalaya e un coevo abete di Douglas. Superano entrambi i 30 m d’altezza.
Giardino settecentesco del castello Solaro della Margarita
La casa e il parco risalgono alla seconda metà del XVII secolo. Nel 1647 il conte Antonio Solaro ebbe in feudo Margarita e decise la costruzione di un "castello" sulle sponde del Brobbio, là dove già sorgeva una disadorna casa di caccia. Il giardino "alla francese" venne impiantato su progetto del conte Piossasco di Rivalba, che aveva studiato architettura dei giardini alla scuola del celebre architetto francese Le Notre. Il progetto è datato 1748. Il cortile civile del palazzo fu separato dal giardino da una cancellata in ferro battuto, al di là della quale partono tre lunghi viali di carpini potati in modo da creare una verde muraglia. Subito al di là della cancellata si trova un giardino "all'italiana" con bordure di bosso che delimitano parti a prato.
Da una terrazza, che guarda verso il Brobbio, si scende ad un sottostante prato circondato da portici di carpini che fu anche utilizzato come teatro all’aperto. In origine possedeva una peschiera, secondo la moda francese settecentesca. L’attuale prato confina con il bosco caratterizzato da giganteschi aceri veramente impressionanti, oltre che suggestivi, come è difficile poter osservare nel cuneese, tutti probabilmente della fine del XVIII secolo. Ben visibile per chi sale dal fondovalle del Brobbio verso il paese un gigantesco e secolare cedro del Libano addossato alla casa e un tasso; entrambi risalgono alla primitiva costruzione del palazzo per cui hanno un'età presunta di quasi quattrocento anni!
Dal prato ha inizio la "passeggiata campestre", un grazioso sentiero che costeggia la bealera di Magliano e che si inoltra nel bosco, tra querce, frassini, faggi e aceri. A metà circa c'è un ninfeo in muratura, da cui sgorga una sorgente (un fontanile) che si getta nel canale di Magliano. Lungo la passeggiata si incontrano ancora sedili di pietra per creare aree di riposo.
La parte del giardino che dal bosco va verso il castello è caratterizzato da tre lunghi viali formati da palizzate di carpini, tenuti come muri verdi, che delimitano, sullo stile "all'italiana", tanti piccoli riquadri. Nell'ala destra del giardino fu invece realizzata la "cappella di verzura", a croce greca, con al centro la statua in pietra della Madonna e quella di un orante poggiato su una panchina.
Giardino ottocentesco di villa Corinna a Villanova Mondovì
Villa Corinna, nata come cascinale nel XVIII secolo, venne convertita nel 1868 in residenza estiva per la famiglia Garelli Sola. Il terreno agricolo circostante venne trasformato in giardino all'inglese. Nel 1911 fu acquistata come luogo di villeggiatura dal sen. Pietro Orsi che diede un particolare impulso alla trasformazione del giardino in parco all’inglese. L’insieme degrada dall’alto, dove c’è la casa, verso la pianura sottostante e si caratterizza per la presenza di viali sinuosi che si incuneano in vaste aree di bosco con una notevole presenza di alberi di bosso tenuti al naturale. Le aree a prato creano scene prospettiche molto affascinanti.
Giardino novecentesco di Villa Souchon a Fossano
Casa e giardino, voluti dalla famiglia di origini francesi Bernard-Souchon trasferitisi in Piemonte, risalgono al 1929 e sono opera del grande architetto torinese Vittorio Valabrega che si lasciò influenzare da elementi innovativi e di moda in quegli anni, ispirandosi all’art déco e giocando sull’uso del cemento e del ferro battuto per creare tante “stanze” a tema diverso. Peculiarità del progetto era che la casa e il giardino dovevano costituire un unicum perché l’interno e l’esterno dovevano fondersi tra di loro in modo perfetto. Il disegno si rifà alla filosofia dei giardini “après Le Notre”, il giardiniere di Versailles, che vedeva la superficie divisa in aree be distinte, ma collegate una all’altra in un’unica passeggiata. Anche nella scelta delle essenze arboree e nelle varietà di cespugli e fiori vi era sempre una ricerca dell’esotico, del “non comune”.