CUNEO CRONACA - Al via da sabato 6 luglio in Piemonte (con la stessa data in quasi Italia) i saldi estivi. La durata dei saldi è di otto settimane anche non continuative, a partire da tale data. Nella nota dell'Assessorato del Commercio della Regione si legge che "il Comune definisce la scansione temporale delle otto settimane di durata e l'esercente è vincolato al rispetto delle scansioni così individuate. Inoltre, si specifica che, ai sensi dell’art. 14 bis della suddetta legge regionale, nei trenta giorni antecedenti le vendite di fine stagione sono vietate le vendite promozionali".

Secondo i dati forniti da altra associazione di categoria e rielaborati da Confimprese, nel 2023, nella capitale della moda italiana (Milano), i saldi estivi sono stati un flop con un meno 50% nel primi giorni e, con un saldo negativo a fine stagione, stimato intorno al 20%. Un dato costante a livello nazionale, raffrontato con il 2022 che era già negativo rispetto agli anni precedenti. 

"I saldi, disciplinati da norme che non tengono conto della realtà e delle mutate condizioni di mercato, da una opportunità si sono trasformati in un danno per i commercianti – afferma il Vicepresidente di Confimprese Italia Giovanni Felice -. Parliamo di leggi promulgate nel secolo scorso e che disciplinano le regole con le modalità commerciali e con le abitudini dei consumatori di un quarto di secolo fa. È grave che la politica non si renda conto di questo, ma è ancora più grave che le associazioni tradizionali del commercio siano ferme ad un dibattito legato alle date, ai vincoli da aggiungere per gli operatori del commercio indipendente, e ad inseguire i voli pindarici ed anacronistici della politica e della Conferenza Stato Regioni.

Le previsioni sui saldi estivi 2024? Stando a Confimprese “Sarà un miracolo ripetere i numeri dell’anno scorso, chi spera che il mancato decollo delle vendite ordinarie, comunque sostenute da continue campagne promozionali, possa essere riequilibrato dai saldi rimarrà deluso. Chiaramente noi ci auguriamo di sbagliare, ma prendere atto che in questo momento il commercio fisico è fortemente penalizzato da un sistema di regole che lo frena a vantaggio di altre forme di commercio può essere il punto di partenza per una riforma che dia pari opportunità a tutte le imprese, soprattutto alle microimprese”.