GUIDO OLIVERO - Da sempre a Natale faccio le stesse cose. Devo confessarvi che queste solite cose mi son sempre piaciute e mi hanno sempre dato una sorta di calda serenità. Tutti gli anni mi son sempre preparato nelle prime giornate d'autunno una sorta di mappa natalizia per non dimenticare nulla di quelle solite cose che puntualmente ho sempre fatto. Provo a spiegarmi meglio.
Nella settimana prima della festa ho sempre percorso anche con la neve l'irto sentiero che sale fino ai muri mezzi diroccati dell'antica fortezza dove il muschio cresce rigoglioso. Con un certo qual piacere l'ho sempre staccato da quegli antichi pietroni e messo in una specie di gerla. Ho sempre fatto attenzione a non far del male alle baboiette che se ne stavano al caldo sotto a quella delicata verzura. Anche se a dirla tutta del male sicuramente glielo facevo ma come potevo far diversamente. Si c'era un modo, acquistare del muschio sintetico ma quella roba lì mi avrebbe di certo rovinato l'opera d'arte che mi accingevo a costruire.
Raccolto il muschio lo tenevo in cantina qualche giorno e poi con calma, l'antivigilia di Natale lo mettevo nella grande gabbia dei canarini con le statuine di gesso e la capanna con il bue e l'asinello e Gesù Bambino. La gabbia come sempre poi l'appendevo al pilastro sotto la pantalera, comunque non troppo in alto e così tutti, anche i bimbi, potevano gustarsi il mio capolavoro natalizio.
Capolavoro così tutti mi han sempre detto perchè era un presepio con ogni volta delle sorprese, tipo quella del cagon ch'era una statuina che avevo comprato in Spagna. Una statuina che rappresentava un signore distinto accovacciato dietro ad un tronco che faceva i suoi bisogni più densi. Piaceva tanto ai bimbi e alle bimbe che lo guardavano, lo indicavano e poi mettendosi la manina davanti alla bocca ridevano a più non posso. Devo confessarvi che senza ombra di dubbio era la statuina più apprezzata dell'intero presepe. Anche le madame ridevano ma con parsimonia e tutti quanti poi a chiedermi dove cavolo avevo comprato quella statuina con le braghe calate.
La risposta tutti gli anni era sempre la stessa ma da un anno all'altro forse la mia precisa risposta passava di mente. Poi come sempre preparavo anche un alberello che più che ad un pinetto assomigliava ad un caco. Non tanto alto, un po' storto e con i rametti orizzontali comodi per appendergli le solite palle colorate. Sul rametto che guardava il cielo ci ficcavo sopra la stella swaroschiana ricoperta di brillanti, ovviamente tutti finti. Il caco-pinetto lo collocavo nell'ingresso a destra vicino alla poltroncina dell'amore, molto amata dal mio cane che passava intere giornate accucciato li sopra a ronfare.
Poi nelle giornate sempre frenetiche dell'antivigilia cercavo di comprare le cosiddette leccornie per poterci strafogare il giorno di Natale, tutti accovacciati, parenti e amici, attorno al lungo tavolo ricoperto sempre da una tovaglia rossiccia in modo da mimetizzare le puntuali macchie di vino rosso che verso la fine del pranzo tutti gli anni miracolosamente si generavano.
Compiuto questo impegno natalizio verso sera si aprivano i regali e tra gli oh!, ma che bello, non dovevi, oh!, che meraviglia, lentamente tutto volgeva come sempre a finire. I bimbi marcavano il tempo addormentandosi e quindi si era tutti pronti ad affrontare i giorni di festa successivi, con grande slancio per poi concludere l'anno con il botto e come sempre sperare che l'anno nuovo portasse salute, successi e tante altre cose belle che in quel momento a tutti passano per la testa.
Cosi per tanti anni è sempre andata così. Però quest'anno non me la sento di fare quelle cose che io come tanti altri ho sempre e abbiamo sempre fatto. La mia scelta non è facile e a dire il vero non so se è la scelta giusta, ma davvero quest'anno non posso fare altrimenti, pur con grande dispiacere.
Per giudicare la mia decisione devo prima spiegarvela. Cercherò di essere sintetico, però vi prego prestatemi un attimo di attenzione. Come posso quest'anno fare tutte quelle cose quando migliaia di persone muoiono sotto le bombe, sotto i missili, saltano sulle mine, vengono barbaramente uccisi. Come posso festeggiare come sempre il Natale quando decine e decine di vecchi, di donne, di bimbi vengono barbaramente uccisi. Come posso festeggiare, come possiamo festeggiare quando interi popoli vengono sterminati.
Come posso festeggiare quando centinaia di persone che scappano da guerre, da violenze di ogni genere, non riescono a costruirsi un futuro altrove e periscono in mezzo ai marosi. Eh, no quest'anno è proprio difficile festeggiare per tutti questi motivi e per tanti altri che per non darvi troppo fastidio non vi posso elencare.
Detto tutto ciò però con sincerità devo dirvi che il dubbio mi rimane perchè molte di quelle cose che facevo a Natale mi davano in fondo, in fondo, anche un po' di speranza per una vita ed un mondo migliore e quindi vi prego datemi voi un consiglio.
Sono veramente confuso e spero almeno che voi non lo siate. Comunque, nonostante la mia confusione, gli auguri di un Buon Natale possiamo farceli ed in particolar modo quelli per un Anno migliore dove la parola Pace non sia solo un sogno ma diventi per davvero realtà in ogni angolo di questo meraviglioso, seppur martoriato, pianeta.
Guido Olivero