GUIDO OLIVERO - Alcuni anni fa, in occasione del mio compleanno, mia moglie mi ha fatto il più bel regalo della mia vita. Mi ha donato un asino. Tornando a casa dal lavoro me lo son trovato nel prato davanti a casa. Non tanto alto, tozzo, con un mantello grigio e bianco, con due orecchie lunghe e dritte. Quando mi sono avvicinato mi ha guardato fisso e l'unica cosa che muoveva ogni tanto era la testa con qualche svirghelottata d'orecchie. Mi sono commosso e mentre mia moglie mi veniva incontro ho pianto di gioia e quando Teresa mi è giunta vicino e mi ha augurato buon compleanno l'ho abbracciata e le ho detto che mi aveva fatto il più bel dono di sempre. Lui fermo, fiero, ci guardava e sembrava contento.

Non avevo mai avuto un animale e la cosa per un verso mi faceva felice e per l'altro un po' mi preoccupava. Da subito avevo capito ch'era una cosa seria e che ci avrebbe cambiato un pò la vita. La prima cosa che dovevamo fare era dargli un nome e insieme decidemmo di chiamarlo Pippo. E poi dovevamo liberare per lui un angolo della tettoia in fondo al prato, dove tenevamo la legna per dargli un posto dove ripararsi. Il prato per qualche tempo l'avrebbe sfamato ma poi serviva il fieno per la brutta stagione e così l'acquistammo.

Pippo era davvero un bell'asino, con una dentatura stupenda. Sin da subito capimmo, a differenza della credenza comune che gli asini sono cretini, che Pippo e i suoi consimili non erano affatto stupidi, anzi avevano un'intelligenza speciale con una memoria eccezionale e uno spirito di osservazione acuto. Pippo amava e continua ancor oggi ad amare le carezze emettendo buffetti d'aria dalle narici facendo mostra dei suoi bei denti che ogni tanto noi puliamo con un apposito e grande spazzolino con le setole morbidissime, come ci aveva consigliato sin dai primi tempi il dentista equino.

Da quando è arrivato le coccole erano e sono la sua massima felicità. Amava e ama le carezze di tutti, quelle dei bimbi e quelle che gli fanno i grandi o gli anziani. I primi mesi per noi comunque, nonostante la gioia di avere un così caro animale sono stati impegnativi. Con mia moglie ci siamo messi a studiare questa speciale categoria di esseri quasi umani, anzi direi molto meglio degli umani, che come tutti gli esseri hanno però anche le loro debolezze.

La prima e più importante non la si poteva definire debolezza, ma era semplicemente un bisogno legato al fatto che Pippo in quel prato da solo soffriva la solitudine e quindi dopo un mese dal suo arrivo ho deciso di regalare a mia moglie una pecora nera della Sardegna per far felice lei che da sempre ama le pecore nere, ma soprattutto per far beato Pippo. La pecora nera arrivò e si decise di chiamarla Nerina dal colore del suo vello. Ad onor del vero ero molto indeciso se regalar a Teresa un'asina o una pecora, ma poi un signore che abitava non distante da noi mi aveva consigliato di prendere una pecora che seppur in modo diverso comunque l'avrebbe reso felice. E così fu.

Teresa era anche lei felice perchè finalmente quella tristezza che ogni tanto notava in Pippo era svanita. Pippo e Nerina erano una meraviglia vederli mangiar insieme l'erba nel prato. Si facevano le moine a vicenda, lui con i dentoni ben in evidenza faceva uscire i buffetti d'aria dalle narici, lei ingrandiva gli occhi e il ciuffo che aveva sulla fronte dondolava a destra e a sinistra. Anche sotto la tettoia andavano d'amore e d'accordo e si sdraiavano uno vicino all'altra e questo per noi due umani era una meraviglia della natura.

La felicità di Pippo con l'arrivo di Nerina la si scopriva ad ogni suo raglio dove i toni acuti di gioia duravano di più rispetto a quelli bassi della tristezza. La notte di Natale Pippo, puntualmente con i suoi ih/oh, ih/oh, ih/oh, con l'accompagnamento dei bee, bee, bee di Nerina ci segna da sempre la nascita del bambinello. Da quando abbiamo questa coppia di particolari animali i nostri Natali li trascorriamo sempre in casa e come bimbi attendiamo l'arrivo del bambin Gesù ma non tanto per i doni ma per ascoltare i gradevoli suoni emessi da Pippo e Nerina laggiù riparati sotto la tettoia in fondo al prato. Anche quest'anno saremo li attenti a cogliere quelle melodie che quei dolci e vivaci compagni di vita ci offriranno e gli ih/oh, ih/oh, ih/oh e i bee, bee, bee non li terremo solo per noi ma li regaleremo anche a tutti voi per un felice e armonioso Natale.

Buon Natale a tutti. 

Guido Olivero

(Foto dal presepe vivente di Dogliani)