GUIDO CHIESA - Sabato sera, dopo cena. Il bimbo sta male, accusa dolore alla pancia. Non ha febbre, ma si lamenta e piange. Di contattare il pediatra - che ora si chiama Pediatra di Libera Scelta (PLS), chissà perché? – non se ne parla: fuori orario. Che fare? Il 95% dei genitori lo carica in macchina e va al Pronto Soccorso dell’ospedale più vicino, dove sono sicuri di trovare un pediatra che per legge è obbligato a visitare il giovane paziente.

La reazione dei genitori è del tutto naturale. I PLS sono in convenzione e sono tenuti ad essere reperibili dalle 8 alle 20 dei giorni feriali e dalle 8 alle 10 del sabato e dei prefestivi. Quindi non è neppure il caso di provare a telefonare. Chiamare il 118? La telefonata viene trasferita in automatico al numero unico europeo per le emergenze 112.

Rispondono operatori non sanitari - in provincia diCuneo dipendenti dell’Azienda AMOS che ha vinto l’appalto per il servizio – che, in presenza di una emergenza sanitaria, passano la chiamata al 118. L’infermiere del118 o il medico di turno - questi dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale – fa alcune domande per capire la situazione (in gergo tecnico: “esegue un triage telefonico”).

Al termine dell’intervista può dare una possibile risposta sanitaria oppure decidere di inviare un mezzo di soccorso (autoambulanza con un equipaggio di soli Soccorritori (volontari) oppure con Soccorritori e un medico o un infermiere, o tutt’e due. In casi urgenti e località lontane un elicottero dell’Elisoccorso).

La situazione non appare però così grave da chiamare il 118. Che fare? E se fosse appendicite? Un genitore non è quasi mai in grado di valutare la gravità della situazione. Chiamare la Guardia Medica? Qui iniziano i guai.

La Regione non ha infatti iprobabilmente Informato i cittadini con una adeguata campagna stampa che è stato istituito il numero unico europeo 116117 per l’accesso alle cure mediche non urgenti e ad altri servizi sanitari territoriali a bassa intensità/priorità di cura.

La centrale operativa 116117 offre un servizio telefonico gratuito attivo 24 ore su 24 e 7 giorni alla settimana. In provincia di Cuneo è ubicata a Saluzzo. Rispondono operatori non sanitari -  dipendenti AMOS - con il solo compito di smistare la chiamata o al 118, o ad una delle sedi della Guardia Medica (che ora si chiama Servizio di Continuità Assistenziale) o ad una delle Centrali Operative Territoriali (COT) che, secondo i programmi della Regione Piemonte e gli impegni assunti con l’Unione Europea, dovrebbero essere funzionanti entro il 31 marzo del 2024 grazie ai fondi del PNRR.

In attesa che diventino operative le COT – ahimè, chissà quando – il povero genitore, che alla fine è riuscito a contattare il 116117, si trova a dover rispondere alle domande dell’operatore sanitario del 118 o alle domande del Medico dell’ex- Guardia Medica in servizio presso la postazione territoriale di riferimento. La Continuità Assistenziale viene descritta come il servizio che garantisce l’assistenza medica di base per le prestazioni non differibili notturne, festive e prefestive, negli orari non coperti dal Medico di Famiglia o dal Pediatra di Libera Scelta.

Sostanzialmente è un servizio di consulenza telefonica. Risponde un medico, talvolta un giovane di belle speranze in cerca di comodi guadagni, che, com’è ovvio, non ha la più pallida idea del paziente cui dovrebbe dare consigli o prescrizioni. Gli ambulatori ai quali il cittadino può accedere sono aperti nei giorni festivi e prefestivi 1-2 ore al mattino e 1 ora al pomeriggio. Alla sera, là dove sono aperti, 1 ora, la più parte nell’orario di cena. Se il cittadino che non ha prenotato non capita da quelle parti negli orari di apertura deve aspettare il turno successivo.

Le visite domiciliari sono a discrezione del medico e le statistiche dicono che sono eventi rari, anche a causa delle distanze che esistono in molte aree della provincia tra la sede del Servizio di Continuità Assistenziale e le residenze dei pazienti. In conclusione la Continuità Assistenziale è un servizio con un alto rapporto costi/benefici. Cuneo è una provincia vasta, con valli lunghe decine di km, e gli ambulatori da tenere aperti sono tanti: 19 per i territori dell’ASL CN1 e 5 dell’ASL CN2. I relativi costi sono di conseguenza ragguardevoli. Di contro l’assistenza ai pazienti è necessariamente superficiale e non può essere di qualità. Non è quindi sorprendente che il nostro povero genitore si riversi nel reparto di Pronto Soccorso dell’ospedale più vicino, anche quando non sarebbe il caso di farlo.

Neppure è sorprendente che un servizio così concepito sia naufragato all’arrivo del Covid che ne ha messo in luce i limiti e la tragica impotenza. Diagnosi cui si accompagna la triste constatazione è che nulla è cambiato da allora e che il governo continua a lesinare le risorse al Servizio Sanitario Nazionale. Al punto da rendere persino scontata la previsione che è ancora lontano il giorno in cui sarà in esercizio la nuova assistenza territoriale, con la messa a punto dei Progetti di Salute individuali, della Telemedicina e dei Fascicoli Sanitari Elettronici - che proprio recentemente sono stati oggetto di ridimensionamento - ma soprattutto con la presenza di personale competente e motivato in grado di garantire la piena operatività del sistema.

Di tutto questo tratteremo nelle prossime puntate.

Guido Chiesa

(3-continua)

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