GUIDO CHIESA - E’ denominato Servizio di Continuità Assistenziale. Per intenderci, la vecchia Guardia Medica. I latini dicevano: “Nomen Omen”, nel nome lo scopo. E’ il suo scopo è quello di garantire ai cittadini la continuità delle cure mediche non urgenti, non differibili, e altri servizi sanitari territoriali a bassa intensità/priorità di cura, nelle ore in cui non sono in servizio i medici di famiglia (MMG) e i Pediatri di Libera Scelta (PLS).

Purtroppo l’unica continuità che viene fornita al cittadino in difficoltà è, diciamo, una “Continuità d’orario”, mentre la “Continuità di Assistenza” che i cittadini si aspettano sarebbe altra cosa da ciò che i medici del Servizio possono offrire con i mezzi attualmente a loro disposizione. 

Il medico del Servizio di Continuità Assistenziale che riceve la chiamata dell’utente, annunciata dall’operatore del 116117, si trova infatti a rispondere - sempre che non sia già impegnato in un'altra visita ambulatoriale o domiciliare - senza disporre di alcuna notizia sul paziente all’altro capo del telefono, eccezion fatta per i dati della sua scheda anagrafica ed una sintetica descrizione del caso in oggetto. Deve quindi incominciare a farsi descrivere i sintomi del disturbo che il paziente accusa - che, tra parentesi, questi ha già descritto ai centralinisti del 116117 - e non può fare altro che affidarsi a quello che l’utente racconta per la raccolta dell’anamnesi clinica, farmacologica ed allergologica. 

In sintesi: il paziente è un estraneo per il medico del Servizio che non dispone inizialmente di alcuna informazione clinica sul suo stato di salute da parte dei suoi medici curanti. Ai quali farà pervenire, per il tramite del paziente stesso, copia cartacea a ricalco del modulo M in cui è sintetizzata la valutazione clinica della visita effettuata in ambulatorio o a domicilio. 

E’ del tutto evidente che un sistema di questo genere, pur con tutta la buona volontà del medico, non può fornire al paziente l’assistenza di un medico curante o essere alternativo al Pronto Soccorso dell’ospedale. E neppure è organizzato per fornire un servizio all’altezza dei tempi: ma come è mai possibile che nel 2023 il medico del Servizio non possa accedere alle informazioni cliniche necessarie per valutare il caso con conoscenza di causa e che debba comunicare i risultati del suo intervento con metodi in auge negli anni ‘50 del secolo scorso? 

Il Servizio di Continuità Assistenziale degno di questo nome deve poter condividere i dati relativi a ciascun paziente con i diversi protagonisti sanitari coinvolti nell’assistenza e deve vedere una robusta accelerazione alla produzione di documenti in formato digitale, secondo gli standard adottati a livello nazionale. 

Più in generale, i sistemi informativi dei Distretti Sanitari devono essere messi in condizione di produrre i documenti digitali necessari per alimentare il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) di ciascun utente in carico al Distretto ed interagire con il deposito centrale degli FSE al fine di utilizzare i servizi applicativi di interesse generale per la prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione degli assistiti del Distretto.

A questo proposito la Determina Dirigenziale (DD) 887/2023 della Regione Piemonte ha fissato al 30 maggio 2023 la scadenza per l’emissione dei seguenti documenti da parte della Direzione Sanità/Welfare e dell’Azienda Zero, cui è stata demandata la responsabilità dei sistemi informatici:

  1. Documento di analisi organizzativa sulle soluzioni digitali idonee;
  2. Documento necessario per consolidare gli standard di qualità previsti nell’ambito dei sistemi informativi;
  3. Documento necessario per consolidare l’integrazione tra i sistemi informativi e i flussi informativi istituzionali.

La Direzione della Sanità/Welfare e l’Azienda Zero hanno rispettato la scadenza? Quale azione è seguita alla emissione dei documenti? I Distretti hanno iniziato l’aggiornamento del loro sistemi informativi?

E’ quello che cercheremo di capire nelle prossime puntate.      

Guido Chiesa

(4-continua)

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