GUIDO CHIESA - Qualcuno si sarà domandato perché tanta attenzione al Servizio di Continuità Assistenziale, ex-Guardia Medica (questo è il terzo articolo, per leggere i precedenti clicca QUI e QUI) che svolge un ruolo poco appariscente nell’attuale organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale.

La risposta è semplice: la riforma delineata dal DM 77/2022 con Case e Ospedali di Comunità, Centri Operativi Territoriali, Piani di Cronicità, Percorsi di Salute individuali, Prevenzione ecc, è un progetto ben congeniato, complesso e ambizioso, ma la cui realizzazione richiederà parecchio tempo, soprattutto perché ha bisogno del consenso delle categorie professionali coinvolte. 

Ne consegue che se si vuole migliorare in tempi brevi il Sistema è comunque necessario, a parere degli addetti, cercare di rendere più efficiente quello che già esiste. Nella fattispecie, il Servizio di Continuità Assistenziale che è già presente sul territorio, ma che sovente non ha sedi adeguate, attrezzature sufficienti e che è decisamente carente dal punto di vista del supporto informatico.

Sotto il punto di vista dell’organizzazione del Servizio ricordiamo che la Determina Dirigenziale (DD) 887/2023 della Regione Piemonte ha fissato la scadenza del 31 dicembre 2023 per la definizione del documento di organizzazione delle Unità del Servizio di Continuità Assistenziale (UCA) a livello distrettuale.

Attualmente in provincia di Cuneo il Servizio di Continuità Assistenziale è strutturato in 17 sedi suddivise nei 4 distretti della Asl Cn1 (Barge, Borgo San Dalmazzo, Boves, Busca, Caraglio, Carrù, Ceva, Cuneo, Dronero, Fossano, Mondovì, Racconigi, Saluzzo, Savigliano, Venasca, cui vanno aggiunte Monesiglio e Ormea aperte solo nei diurni festivi e prefestivi. Dalla sede di Borgo San Dalmazzo dipendono i 2 ambulatori distaccati di Demonte e Limone) e in 5 sedi suddivise nei 2 distretti della Asl Cn2 (Alba, Bra, Canale, Cortemilia e S. Stefano Belbo).

Si dovesse rispettare lo standard indicato nel DM 77/2022, un medico e un infermiere ogni 100.000 abitanti, le UCA in provincia di Cuneo dovrebbero ridursi da 22 a 6-7. Un numero neppure pari alle 14 Case di Comunità HUB previste in provincia di Cuneo e che la riforma prescrive siano le sedi fisiche del Servizio di Continuità Assistenziale: 9 presso l’ASL CN1 e 5 presso l’ASL CN2   

Una tale riorganizzazione del Servizio di Continuità Assistenziale - che continuerebbe la politica di tagli alla Sanità cui abbiamo assistito negli anni - può essere sostenibile in centri densamente popolati, come Torino e cintura, ma risulta decisamente sottodimensionato per un territorio vasto ed articolato come quello della provincia di Cuneo.

La Regione chiarisca quindi immediatamente se intende procedere al taglio del numero delle UCA come richiesto dal Decreto Ministeriale o se è intenzionata a difendere l’attuale distribuzione delle Unità che si è dimostrata negli anni adeguata alla vastità e alla morfologia del territorio della provincia. 

Sintesi del discorso: l’informatizzazione del sistema, una distribuzione del Servizio adeguata al territorio, sedi dignitose e attrezzatura all’altezza dei tempi possono in breve tempo garantire agli utenti un Servizio di Continuità Assistenziale degno del nome che gli è stato assegnato e, in prospettiva, un servizio in grado di alleviare di un certo numero di codici bianchi e verdi i Pronto Soccorso. 

La Regione ci crede? Sta compiendo i necessari passi per raggiungere questo obiettivo? A dicembre avremo la risposta?

Guido Chiesa

(5-continua)